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morgan-nuovo-disco-e-confusione-allorizzonteIl cantante Morgan è stato ricoverato in ospedale; secondo molti si tratterebbe di un problema di abuso di farmaci. La notizia è stata diffusa da fonti ufficiali e non, tanto che subito si è scatenato un tam-tam mediatico che ha provocato la reazione dello stesso Morgan. L’artista avrebbe richiesto maggiore riservatezza sulle proprie condizioni di salute e pare non abbia gradito l’ennesima discussione pubblica sui suoi problemi personali.

Di fatto, però, quello che Morgan sembra dimenticare è che fu lui, due o tre anni fa, a suscitare le prime polemiche nei canali televisivi e sui giornali, dichiarando di utilizzare abitualmente la cocaina “come antidepressivo”. A queste affermazioni shock fecero seguito dibattiti in TV nei principali talk show, con tanto di immancabili correzioni e smentite del diretto interessato. Oggi la questione si ripropone, non per bocca di Morgan ma di altri e non a proposito della cocaina ma probabilmente di altre sostanze. Il tema di fondo però è sempre lo stesso: non tanto l’uso di droghe (legali o illegali che siano) da parte di personaggi dello spettacolo, ma il possibile impatto pubblico di certi comportamenti e certe dichiarazioni, soprattutto sui più giovani. In tutto questo, accade anche che chi non si prende la responsabilità delle proprie “sparate”, finisca inconsapevolmente per diventarne a sua volta vittima..

Come indicato da un articolo del Corriere della Sera, venerdì scorso il sottosegretario responsabile del Dipartimento antidroga, Carlo Giovanardi, ha scritto al presidente della Commissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli, per denunciare la trasmissione “AnnoZero” di Michele Santoro, andata in onda giovedì 25 febbraio e dedicato alla vicenda del cantante Morgan. L’ira di Giovanardi è dovuta all’atteggiamento di “propaganda della droga” che a suo dire la puntata in questione avrebbe mostrato; inoltre l’esponente del governo ha duramente criticato la mancanza, durante la trasmissione, di “uno spazio per l’informazione scientifica”, sottolineando come invece si sia portata avanti una vera e propria opera di “disinformazione”. Naturalmente le dichiarazioni hanno suscitato all’istante un vero e proprio putiferio.

Quanto a noi, ci sentiamo in dovere di esprimere un’opinione e di prendere una posizione riguardo alla polemica in atto in questi giorni, che non sembra placarsi. Da un lato bisogna sottolineare come probabilmente la puntata di AnnoZero non sia stata una delle più felici, ma abbia mostrato alcune imprecisioni (ad esempio l’intervista a Paul McCartney sull’LSD, del tutto fuori contesto, se si considera che risaliva agli anni ’60 e che il fenomeno-droga allora aveva tutt’altro significato) ed alcune cadute di stile, tra cui soprattutto il fatto di aver dato spazio ad un artista che, anche in questo caso, ha ottenuto facilmente la propria ideale vetrina. Tuttavia si deve andare al di là di queste prime considerazioni, e scendere nel merito delle polemiche subito scatenatesi, che rivelano, ancora una volta, valutazioni un po’ superficiali e scontate. Si vede il dito, e non la Luna che c’è dietro.  Viviamo in una realtà in cui le campagne pro-sostanze ed in particolare pro-alcol corrono sui circuiti televisivi a qualunque ora e su ogni canale, alla velocità di reiterate e mirate operazioni di marketing del consumo di merci.  Le droghe, illegali o legali che siano, ed il loro commercio, si ancorano a modelli di comportamento ed induzioni culturali presentate ad adulti e giovani dalle pubblicità, dai talk-show eccetera. Osservate le magie degli spot pubblicitari, osservate “Il Grande Fratello”, “Amici”, “Uomini e Donne” e così via, e potrete facilmente riscontrare tutti quei correlati socio-culturali, quelle definizioni di status, quelle cristallizzazioni identitarie che sono tanto care al consumo odierno di qualsivoglia miscela drogastica.

Ancora una volta, quindi, si dovrebbe quanto meno tentare una lettura più ampia ed approfondita del fenomeno-droga, il che non vuol dire solo dare risalto alle campagne informative (peraltro rispettabili, in alcuni casi) e agli esperti (o presunti tali) nei salotti televisivi, come vorrebbe il sottosegretario Giovanardi, ma piuttosto guardare il problema a 360 gradi, ivi compresa la logica culturale della nostra “società dello spettacolo”.